Primo giorno – 14 agosto – in viaggio da Cittadella a Girona

Le valigie.. ci ho messo un secolo a prepararle!

Ma non erano un problema, il problema era l’attesa, il mettersi in movimento dentro per prepararsi, il problema era raccogliere i cocci di me, metterli uno accanto all’altro, riconoscere che erano tutti parte di un tutt’uno, decidere che avevano bisogno di essere rimessi insieme, di tempo, di cura.

Ho voluto preparare anche quel grande cartellone che poi non siamo riusciti ad usare, eppure è stato bello far fatica fino a tardi pensando ai miei compagni di viaggio, al fatto che ciascun pezzo, ciascun minuto del tempo che stavo impiegando era per loro, e che l’insieme sarebbe stato qualcosa di bello e di significativo!

La notte così è durata poco… svegliarsi nel buio, raccogliere tutto nella speranza di non aver scordato nulla di importante, e poi chiudersi la porta dietro alle spalle. Si parte!
Non mi soffermerò sulla fatica del viaggio, sui sedili sempre troppo stretti per le mie gambe, sul sonno che preferisco sempre sacrificare se l’alternativa è quella di stare in compagnia, ridere, giocare, parlare o anche solo tacere, perché tutto di noi è comunicazione!

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Il viaggio è sempre stato metafora del cambiamento, del cammino interiore, e credo che questo non abbia fatto in alcun modo eccezione.
Cambiamento a partire dal paesaggio, dai colori e dalle forme delle cose intorno a noi, un flusso ininterrotto di luce e di sensazioni che ci ha attraversato nel nostro andare.
Cambiamento nell’attesa interiore, nella curiosità di capire che cosa sarebbe stata questa GMG, che cosa avrebbe portato, che cosa ci avrebbe lasciato dentro.

Ho tentato invano di dormire, e infine preso in mano la macchina fotografica.. Ho iniziato a osservare le persone che avevo vicino, a conoscerle un po’. Far foto per me è, quando mi riesce come vorrei, un modo di conoscere. O meglio, è solo lo strumento, il pretesto che mi permette di sfuggire alla mia timidezza e andare a raccogliere gli sguardi, i gesti, le similitudini, ogni cosa che mi colpisca e che sento possa dire qualcosa, a me e a chi poi vedrà queste immagini..

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E’ qualcosa che via via si crea, una confidenza di sguardi, la serenità di avvicinarsi pian piano, come faceva il piccolo principe con la volpe, un rapporto che si costruisce anche senza parole, perché è fatto di presenza e di essenza: senza maschere, senza giri di parole, senza formalismi.. per questo mi piacciono gli sguardi!

Ci lasciamo alle spalle la verde Italia, poi anche la Francia e le sue autostrade piene di caselli.. Tra una partita di carte, un film, una risata e una chiacchierata, guardo fuori e vedo sparire sempre più il verde e lasciar posto all’ocra, al giallo, al marrone, al bianco e al blu sempre più pieno del cielo.. ecco, ci siamo, la Spagna!!

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