Voglio ringraziarti, Signore, per il dono della vita.
Ho letto da qualche parte
che gli uomini sono angeli con un’ala soltanto:
possono volare solo rimanendo abbracciati.
A volte, nei momenti di confidenza,
oso pensare, Signore, che anche tu
abbia un’ala soltanto. L’altra, la tieni
nascosta: forse per farmi capire che
anche tu non vuoi volare senza di me.
Per questo mi hai dato la vita: perché
io fossi tuo compagno di volo.
Insegnami, allora, a librarmi con te.
Perché vivere non è “trascinare la
vita”, non è “strappare la vita”, non è
“rosicchiare la vita”.
Vivere è abbandonarsi, come un
gabbiano, all’ebrezza del vento.
Vivere è assaporare l’avventura
della libertà.
Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con
la fiducia di chi sa di avere nel volo
un partner grande come te!
(un foglio ritrovato tra gli appunti)