What a wonderful world!

Quante volte tutto sembra essere nero, non andare mai nel verso giusto.
Ci fermiamo chissà quante volte a pensare che cosa non funziona, quanto c’è che non va, quante cose brutte.
Anch’io, certo.
Eppure stasera… una rivelazione, un istante in cui ho visto ciò che mi era davanti con una luce nuova, quasi fosse una cartolina: casa mia, illuminata dalla luce dell’ultimo sole, poi dietro nuvole cariche di pioggia che iniziavano a sfumare nel rosa, sopra azzurro, un’aria fresca e frizzante, davanti il guizzo festoso di passeri spensierati che si rincorrevano.
Troppo bello?
Dite?
Troppo bello per essere visto quando accade, troppo positivo per essere notato da chi impiega la maggior parte delle proprie energie a cercare la prova della propria infelicità, un anche microscopico indizio che gli permetta di ostentare la propria sfortuna, quasi a giustificarsi di qualche cosa di cui ci si sente colpevoli.
Ma la bellezza salverà il mondo.
La bellezza che riesce a risvegliare nell’uomo la coscienza della propria vocazione, l’alto disegno a cui è stato chiamato (“nati non foste per viver come bruti”). La bellezza che ancora riesce a stupire, ma non sbalordire, stordire: lo stupore è quasi un risveglio delicato ad una realtà più grande, fino a quel momento sconosciuta o soltanto intuita.
Lo stupore è comprendere, accogliere la vita con la sua originalità e saperne vedere il soffio, il respiro.
Non c’è banalità, non c’è routine. La noia sta negli occhi di chi non riesce a vedere in ogni giorno che vive la differenza rispetto al giorno precedente, di chi non riesce a farne una lettura attenta e non si accorge che la vita lo cambia, cambia gli altri, cambia il mondo.
E’ triste vedere chi fugge dalla propria storia, illudendosi di vivere sempre allo stesso modo: perché si cerca di difendersi dal cambiamento, si lotta perché tutto resti come lo pensiamo, come lo sentiamo? Ma se la vita stessa é cambiare! Chi rinuncia a cambiare inizia a morire…
Certo, non dico che non serva stabilità (psicologica, morale, affettiva, etc…) ma non vuol dire ingessare tutto quanto, e guai a cosa si sposta! Per usare un paragone, per stare in piedi occorre essere stabili, in equilibrio. Ma se non potessimo spostarci e muovere il nostro corpo per mantenere questo equilibrio, alla prima sollecitazione finiremmo a terra. Ma perché star fermi se possiamo camminare?
Cammino. Una parola importante quest’anno… Quanto abbiamo bisogno di camminare!! E’ una necessità che -non compresa- diventa un peso; quando invece si capisce che è questo che ci fa vivere, allora diventa un’azione desiderata e desiderabile.
(ora per me il cammino conduce al letto, per assaporare qualche ora di rigenerante “stabilità” :-))