No, no sarà questa stanchezza
col mordermi la carne
a posare l’indomita penna
via dal candore del foglio!
Troppa la gioia da dire
e poco ancora il tempo trascorso
per poter dare nome e forma
a quel che mi è passato dentro,
iridescente arcobaleno d’emozioni inattese…
In me adesso
un sentir di sassi e di torrente,
antico suono non più udito
che riportarmi suole alla sorgente,
al sole che abbraccia e al cuore che sente.
E’ questo sempre
un nuovo nascere e morire,
un perdere se stessi
per poi ancora in altri
potersi riscoprire:
e non v’è in questo
buio o vuoto od incertezza,
ma gioia d’esser nuovi,
gioia d’amar, di crescere
e fors’anche la salvezza…
(scritta dopo l’uscita di pasquetta a Mezzano con gli issimi)