Ma forse l’uomo deve…

L’impellenza ora di scrivere,
di gettare quest’ancora nel mare infuriato
quasi potesse placarne lo slancio,
mutarne il fragore in quiete e silenzio…
Un gioco di perle
le attese dentro al giorno che nasce
e che muore la sera nella risacca
di ciò che -vissuto-
ritorna a te cantando.

A volte invece
lasciare liberi gli ormeggi,
ché la vita ti porti lontano
e tu di nuovo a cercare,
capire chi sei e dove vai,

con dentro una certezza –
il mondo che richiudi ai tuoi confini
ha sempre un respiro più grande
e impaziente ti attira
ad un altro essere
te stesso.

Lacrime di vetro
dalla coda spezzata,
arcobaleni di gioia
in tutto il cielo,
non importa:
il desiderio che ascolto
sa parlarmi di me
com’io non so fare.
Eppure…Dove
la barriera, il limite,
la distanza che ci trattiene
al di qua di noi stessi?

Da dove
questo vuoto dentro,
quasi nulla rimasto vi fosse
da dire “ecco, io sono”
o speranze
o sogni
o pur solo attese,
qualcosa che ancora faccia tremare,
un brivido di presenza e volontà?

Cos’è che ci muove,
che ci porta a non spegnere
questo fuoco sopito?
Ma infiammato arde dentro,
-e sempre vorrei lo facesse!-
arde nella rabbia di andare,
di dare senso, risposte, nomi
ad ogni vuoto che ci spaventa
ad ogni stanco attendere
ad ogni doloroso fallimento,
nello scegliere e rinunciare,
nel perdere e nel trovare…

A volte vedo il mondo
pieno di persone simili
che temono e sperano
di esser diverse.
A volte vedo il mondo
invaso di solitudini,
di chi non sa o non può
far parte con nessuno
del fardello del proprio sentire.

Questo cuore stretto
vorrebbe abbracciarli tutti,
vorrebbe poter comunicare
condividere e donare
ben al di là del grigio sopravvivere!
Ma forse a volte l’uomo deve
restar solo con se stesso
per amare ancor di più
il dono dell’altrui esistenza…